Fin dall’inizio della pandemia la Lis (Lingua italiana dei segni) accompagna in TV le conferenze stampa degli esperti, le comunicazioni del Governo, la celebrazione delle Messe. A fianco di chi sta parlando o in un riquadro a lato dello schermo, c’è sempre un interprete che traduce il discorso nel sistema adoperato in Italia dalle persone sorde. La base è costituita da una serie di gesti il cui significato è solitamente sottolineato e integrato dall’espressione del volto. Per comunicare in Lis, insomma, occorre fare molta attenzione al cosiddetto “contesto”: non conta solo il singolo segno, ma l’insieme complessivo in cui si inserisce. Come sappiamo bene, tutti abbiamo bisogno di comunicare, anche se non tutti possiamo comunicare allo stesso modo. C’è chi non vede e c’è chi non sente, chi non può parlare e chi ha difficoltà ancora più gravi, che rischiano di impedirgli quasi del tutto il rapporto con gli altri. Ma degli altri l’essere umano non può mai fare a meno ed è questo il motivo per cui, nel corso del tempo, sono stati trovati linguaggi in grado di superare le diverse forme di disabilità. L’espressione del volto, il punto verso il quale indirizziamo lo sguardo, il modo in cui muoviamo le mani sono segni che completano e, in alcuni casi, addirittura sostituiscono le parole. La LIS, come tutte le lingue dei mondo, è una lingua storico-naturale, nata e sviluppata dagli stessi segnanti. Non si utilizzano mai espressioni come “il linguaggio italiano” o “il linguaggio russo”, ma si dice “la lingua italiana” o “la lingua russa”. Allo stesso modo la LIS è la lingua dei segni italiana. I segni che compongono la LIS corrispondono alle parole delle lingue vocali: sono unità dotate di significato proprio, a volte univoco, a volte ambiguo, con precise caratteristiche linguistiche e seguono determinate regole grammaticali di composizione.
Diverso invece è la lingua braille, una scrittura da toccare. Il suo nome deriva dall’inventore, il francese Louis Braille, e permette alle persone cieche di leggere e comunicare. Si basa sul tatto, senso molto sviluppato in chi è privo della vista. In Braille le lettere sono rappresentate dalla combinazione di punti in rilievo che vengono letti sfiorando la pagina. Si impiegano al massimo sei punti, per un totale di 64 combinazioni, il cui significato può variare a seconda dell’argomento che si sta affrontando. Per persone con più di una disabilità (cieche e sorde, per esempio) è stato sviluppato un sistema di carezze e di massaggi che svolge la funzione fondamentale di ogni linguaggio: ricordarci la presenza degli altri e non farci sentire soli.
Articolo con contenuti rielaborati dallo Speciale Popotus di martedì 28 aprile 2020