Curare una ferita

Nei giorni scorsi ha fatto molto rumore la possibilità di legalizzare coloro che lavoravano in nero“: ovviamente alcuni politici non hanno aiutato a cogliere il significato profondo (oltre che tecnico ed economico) che sta dietro a questa proposta, che è quasi una esigenza, per un cambiamento reale della nostra società dopo l’emergenza della pandemia. Come ha ben scritto il giornalista Marco Tarquinio si tratta di riconoscere che persone e lavoratori di origine straniera ora, appunto, ridotti legalmente a ombre hanno invece volto e corpo, chiari diritti e chiari doveri. Si tratta, insomma, di dare regole e status, controlli e garanzie a chi vive e lavora nell’irregolarità. Parliamo di circa 600mila donne e uomini…”. Qualcuno usa il ritornello contro il “clandestino” che ruberebbe il lavoro agli italiani: ma chi sono davvero questi “irregolari”?

Stiamo parlando, infatti, di braccianti agricoli necessari ai nostri campi, di autotrasportatori che portano le mostre merci, di muratori e manovali impegnati nei nostri cantieri. Stiamo parlando di un vero esercito di badanti e collaboratrici familiari, donne che abitano e servono l’intimità delle nostre famiglie. E non solo stranieri: pensiamo ai rider o ai giovani che in cerca di occupazione stabile accettano qualsiasi lavoro e proposta utile, ai muratori talvolta privi di ogni più elementare sicurezza. Sempre prendendo a prestito le parole di Tarquinio, “sul serio qualcuno pensa che per ripartire col piede giusto dopo il blocco da coronavirus si possano lasciare tutte queste persone e la loro opera nel “nero”, ai margini e fuori dalle regole e dalle tutele – anche sanitarie, ovvio – poste a generale presidio? Per davvero qualcuno ritiene che di loro si possa fare a meno? C’è solo da riconoscere una realtà. C’è da curare una ferita aperta. E, sì, c’è da far più sano il domani di tutti“.

E’ una ferita aperta, appunto: chissà che sia ora di chiuderla, finalmente. Anche Papa Francesco, da sempre sensibile ai temi della giustizia, si è espresso recentemente in merito. Da rifletterci sopra.

Risposta di Papa Francesco alla CISL sulla regolarizzazione dei braccianti stranieri

Esempio del Portogallo – siamo tutti sulla stessa barca

Lettera ad Avvenire di Pietro Bartolo sulla legalizzazione dei lavoratori in nero