Lettera a un detenuto

Venerdì 10 aprile si è svolta in una Piazza S.Pietro deserta la Via Crucis con Papa Francesco. Le riflessioni che hanno accompagnato la cerimonia sono state scritte anche da alcuni detenuti del carcere Due Palazzi di Padova, grazie alla mediazione del cappellano don Marco Pozza. Alcune classi della nostra scuola sono state provocate dal docente di religione e hanno svolto una interessante attività: ad ogni alunno infatti è stato chiesto di scegliere una tra le 14 “riflessioni”, provando a scrivere un pensiero, un messaggio indirizzato agli autori delle stesse. Sono uscite delle lettere da parte dei nostri studenti davvero straordinarie, ricche di umanità. Grazie alla mediazione del prof. Caliaro ora questi scritti saranno consegnati direttamente in carcere ai detenuti autori delle riflessioni, e scommettiamo che saranno accolte con entusiasmo. Ne pubblichiamo una, in forma anonima, ringraziando tutti gli alunni che si sono messi in gioco.

26-04-2020
Arriva per tutti quel momento nella vita in cui ci si sente perduti. Ci si guarda intorno e non si sa dove guardare veramente, per trovare un barlume di speranza, una mano tesa. Ma lì fuori c’è silenzio, mentre dentro se stessi si sente un fracasso insopportabile. Arriva per tutti quel momento nella vita in cui si tocca il fondo. E quando lo si capisce sembra quasi un sollievo, perché ci si rende conto che da quel momento in poi la strada è solo in salita, più in basso non si può scendere. E’ chiaro quando succede, te lo senti addosso, e fa paura. Non sai se chiedere aiuto e a chi farlo, perché fidarsi diventa molto difficile. Semplicemente parlarne è difficile. Quando provi a spiegarlo all’improvviso non ti vengono le parole. Sembra come dover scalare una parete verticale senza le scarpe adatte, senza le corde, senza il casco. Allora si sta in silenzio ed è come cadere dalla parete verticale e vedere il cielo che si fa sempre più distante. Poi succede che provare a migliorare non è più importante e ci chiudiamo in noi stessi, lasciando tutti fuori, facendo del male a chi non vorremmo, ma prima di tutto facendo del male a noi. Quando poi ce ne rendiamo conto è troppo tardi: dietro di noi abbiamo lasciato macerie di cuori infranti, relazioni ammaccate e sguardi vuoti. Poi il silenzio. Quando è successo a me, mi guardavo allo specchio e il mio volto sembrava non avere colore, i miei occhi più grigi di sempre, le guance più magre. Più mi guardavo più la sensazione amara di disprezzo per tutto, anche per me stessa aumentava. Io non ero così… eppure non capivo come rimediare. L’ho capito solamente quando la persona a cui tengo di più al mondo era seduta ai piedi del mio letto in lacrime, per colpa mia. Era quello il momento. Il momento in cui ho toccato il fondo. La salita è stata lunga e difficile. Ancora adesso la mia strada è ancora in pendenza. Solo una cosa però mi ha aiutata a decidermi finalmente a rialzarmi: pensare a Dio. Dopo tanti anni passati a evitarlo e rinnegarlo, si è accesa quella luce che mi ha salvata e oggi, per la seconda volta, mi ritrovo a parlare di lui, in modo positivo.
Ognuno ha una sua croce, con pesantezza diversa per tutti noi, ma c’è. E chiedere la grazia del Signore è forse l’unico modo per liberarsene, perché lui sa perdonare tutti, nel momento in cui ci rendiamo conto dei nostri sbagli. Un grazie davvero grande per le vostre testimonianze, che sono state veramente toccanti e fanno riflettere su quanto anche qualcosa di piccolo possa rovinarci per sempre. Ma non c’è mai da arrendersi nella vita, e cercare sempre di trarre un insegnamento dai propri sbagli, per poter donare prima o poi qualcosa che arricchisca qualcun altro Ammiro il vostro coraggio di far sapere al mondo la vostra storia e già questo è un dono. Auguro a tutti voi di riuscire a dare il meglio da adesso in poi, per tutte le situazioni che avrete da affrontare, in qualsiasi luogo vi troviate.