L’insegnante padrone e l’alunno invisibile

In tempi di didattica a distanza, può succedere che un prof. avverta la necessità di scrivere un articolo dove, proprio la didattica a distanza, fa rimpiangere la scuola. In questo caso, il prof. Andrea Gironda commenta le sue lezioni che svolge su Zoom (piattaforma che con Meet spopola) di fatto descrivendo molte cose vere, che probabilmente tanti di noi condividono (sia studenti che docenti).

Durante le conversazioni telefoniche con parenti e amici mi viene rivolta sempre la stessa domanda: come va? Come ti trovi con le video lezioni? Il periodo che stiamo vivendo stimola inevitabilmente la curiosità di chi insegnante non è e vorrebbe sapere come si sta ridisegnando il lavoro del docente.
Il lavoro che sto facendo in questi giorni vagamente somiglia a quello che svolgevo in classe prima che iniziasse questo incubo. Chi mi conosce sa bene che – per passione e dedizione – raramente accosto il termine “lavoro” alla mia attività di docente. In queste ultime settimane però tutto è cambiato, mi ritrovo giorno dopo giorno ad organizzare le lezioni rimodulando il mio modo di spiegare e di interagire con i bambini. Mentre in classe so benissimo come gestire una lezione, da un computer è tutto diverso; la didattica ha bisogno – al di là dei contenuti – dell’incontro degli sguardi, della vicinanza; come si può, attraverso un pc, dare una pacca sulla spalla ad un alunno che ha bisogno di un incoraggiamento? Nelle video lezioni è pertanto necessario, usando la creatività didattica, presentare i contenuti aggiungendo delle immagini, dei video o altro, per tenere desta l’attenzione dei bambini.
La rete, che normalmente aiuta la funzione docente, diventa in questo periodo una risorsa e un mezzo fondamentale per proseguire nella didattica; se questa pandemia fosse stata affrontata trent’anni fa senza internet, la didattica sarebbe stata di certo bloccata. Siamo tutti nella rete, aggrappati ad essa; speriamo di non finire imprigionati come dei pesci nel mare.
La piattaforma Zoom che abitualmente uso per svolgere le video lezioni mi ha sorpreso per funzionalità e lessico, non studiato per un uso scolastico.

Una conferenza in Zoom

Il docente è innanzitutto l’host, ovvero il “padrone”, colui che pianifica le riunioni (ma non erano lezioni?) e questo già si addice poco alla funzione del docente. Quando mai mi verrebbe in mente di autoproclamarmi “insegnante padrone”? Normalmente l’insegnante è colui che entra in una classe dove ci sono degli studenti che lo accolgono a volte con un sorriso altre volte meno, a secondo della simpatia che suscita e della materia che insegna.
Questa figura mitologica dell’insegnante padrone ha pieni poteri sui partecipanti. Innanzitutto può ammettere al video incontro solo coloro che sono autorizzati; questi ultimi – stipati in una sala d’attesa virtuale – devono bussare e chiedere il permesso per entrare, altra funzione lontana dalla realtà scolastica. Una volta all’interno l’insegnante padrone può dare concretezza ad un sogno represso: silenziare gli alunni chiudendo i loro microfoni! E così gli studenti sembrano pesci in un acquario che, pur muovendo la bocca, non possono parlare. È vero che questa funzione è utile per evitare il chiasso soprattutto quando si intromettono rumori molesti (genitori che parlano o suonano la chitarra nella stanza a fianco, tv accese, litigi tra fratelli piccoli) ma l’ho trovata fin da subito una profonda scortesia nei confronti dei bambini: come posso io – grande tifoso e promotore del dialogo e del confronto – togliere loro la parola, impedendogli di parlare? L’insegnante padrone può ancora evitare che i propri alunni scrivano nella chat, può registrarne gli interventi, anche a loro insaputa, addirittura espellerli dalla conversazione. La figura dell’host non ha molto in comune con il ruolo dell’insegnante che invece dovrebbe favorire il dialogo, la creatività e l’accoglienza. È pur vero che, in questa situazione, anche gli alunni possono avere le loro forme di rivalsa nei confronti del cerbero insegnante padrone. Chi di noi non ha sognato, almeno una volta durante il suo percorso scolastico, di essere presente in aula e diventare improvvisamente invisibile? Ecco dunque che alcuni alunni si collegano all’incontro, poi oscurano lo schermo, silenziano il microfono e vanno in cucina a mangiarsi un panino con il salame, il tutto all’insaputa del docente. Gli studenti più discoli possono anche scarabocchiare il documento che l’insegnante padrone ha preparato con impegno, disegnando sullo schermo senza farsi scoprire! Gli insegnanti padroni, solo i più evoluti però, possono disabilitare anche questa possibilità. Per gli studenti costretti a delle interrogazioni online, la piattaforma Zoom offre un’appetitosa possibilità: sbirciare dal libro o meglio ancora farsi suggerire dal genitore avvocato durante un’interrogazione di diritto! Si avvera in un momento il desiderio di molti studenti che da generazioni sognano un suggeritore nei momenti di difficoltà. Capirete dalle mie considerazioni che siamo lontanissimi dal mondo della scuola. Zoom, come tutte le piattaforme per effettuare video incontri, offre prevalentemente la possibilità di mettere in contatto, attraverso un video, persone anche lontane tra di loro. Può andar bene per un incontro tra manager aziendali, non certo per la scuola. Le funzionalità e il lessico utilizzato da queste piattaforme la dicono lunga; sarà che forse io sono un innamorato delle parole, ma spesso esse fanno la differenza. I fautori della didattica a distanza dovrebbero riflettere anche su questo aspetto. Che si torni presto in aula, dove l’insegnante non è il padrone ma colui che offre il suo servizio con amore e passione e gli studenti possano essere se stessi, con la facoltà di parlare, assentarsi con la mente per qualche minuto pur restando presenti in classe e – perché no? – anche prendere un brutto voto senza suggeritori. Sarà un ritorno alla normalità, a quello che è realmente la scuola e non a quello che vagamente le somiglia.

prof. Andrea Gironda