Dieci giorni fa è passata un pò in sordina la notizia della morta di una donna straordinaria, di ben 101 anni, la matematica, informatica e fisica statunitense Katherine Johnson, nota per i calcoli delle traiettorie e delle orbite che consentirono il successo di molte missioni spaziali della NASA, tra cui lo sbarco sulla luna dell’Apollo 11 nel 1969. La sua storia è stata raccontata nel film Il diritto di contare (Hidden Figures) del 2016, candidato a tre premi Oscar.
Johnson lavorò alla NASA dal 1953 al 1988: fu una delle prime donne afro-americane ad avere un ruolo da scienziata nell’agenzia spaziale statunitense. Come avrebbe poi raccontato anche il film – tratto dal’omonimo libro di Margot Lee Shetterly – Johnson faceva parte, con l’aspirante ingegnere aerospaziale Mary Jackson e la matematica Dorothy Vaughan, di un gruppo di donne nere che negli Sessanta diedero un rilevante contributo alla cosiddetta “corsa allo Spazio” e alle prime missioni spaziali della NASA.
Nel 2015 il presidente degli Stati Uniti Barack Obama le consegnò la Medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza civile americana, e nel 2017 la NASA le dedicò un centro di ricerca in Virginia.
Il film, molto bello, racconta in modo leggero ma mai banale la vicenda di queste tre donne, a cui tutta l’umanità deve un senso di riconoscenza.