Un compito davvero bello…pieno di creatività: brava Amelia Puglielli!

Gli alunni della classe 3DL hanno accettato una sfida narrativa, proposta dalla prof.ssa Luisa Matera: inventare un racconto fantastico basandosi su una situazione iniziale stabilita, da sviluppare e concludere secondo la propria fantasia e creatività. Ne sono emersi molti racconti interessanti e originali, e come ogni sfida che si rispetti è stato scelto un vincitore!

Primo classificato nel Contest sul testo narrativo è il racconto di Amelia Puglielli, dal titolo “Le due metà della formula” (segnaliamo anche una menzione per Alessia Moschetto, del quale pubblicheremo a breve il racconto). Brava Amelia, splendido testo, davvero: buona lettura!

Post Scriptum: se a qualcun altro di voi andasse di cimentarsi nell’impresa, ecco qui di seguito l’inizio della narrazione; scrivete il vostro racconto originale e inviatelo al nostro blog per vincere una pubblicazione e la gloria imperitura! Viva la scrittura creativa!!

“Un altro maledettissimo giorno. Cupo, grigio, fradicio come tutti gli altri, come tutti gli insopportabili giorni di quegli ultimi mesi, grondanti della fottutissima pioggia… Ormai non ci ricordavamo più come fosse cominciata, o quando. Sapevamo solo che non era una pioggia “normale”. All’inizio nessuno ci aveva fatto caso, a vederla non era in nulla differente dai rovesci autunnali, e, anche se eravamo in pieno inverno, a nessuno era sembrata una cosa tanto strana. Poi alcune persone avevano cominciato ad avere i primi sintomi, e un po’ alla volta molti si erano aggravati. Prima brevi vuoti di memoria, poi vere e proprie amnesie. I più gravi avevano perso completamente il senno. Catatonici. O deliranti. Quando avevamo compreso che dipendeva dalla pioggia ormai era troppo tardi, il male si era diffuso ovunque. Invano gli adulti, i grandi dei paesi ancora non contagiati diffusero ordinanze e provvedimenti: chiusura totale di qualsiasi attività, divieto assoluto di uscire di casa, reclusione forzata e immediata per chiunque tentasse di eludere la segregazione. Reclusi nelle nostre case. Tutti. Soli. Senza sapere fino a quando. E da allora un giorno dopo l’altro scorsero via uguali, neri come quel veleno che cadeva dal cielo, come le nostre anime accartocciate dalla solitudine. Tutti i giorni per tutte le persone. Tutti i giorni tranne quello. Tutte le persone, tranne noi. Consapevole della pericolosità della situazione, non potei fare a meno di decidere di rischiare. Non per imprudenza o superficialità, ma per senso del dovere. Perché io sapevo qualcosa che loro non sapevano. Perché io, forse, potevo trovare la soluzione. Ma non potevo farcela da sola. Per questo coinvolsi i miei più cari amici, e in quel momento erano lì davanti a me, i miei compagni fraterni, con cui avevo sempre condiviso il bene e il male, e che non vedevo da mesi. Adesso eravamo insieme, in quel rifugio lontano dai posti di blocco, e, a parte la gioia immensa di rivederli, mi spaventò dover rivelare loro quello che sapevo, e metterli così tutti in pericolo. Ma ormai era deciso, e loro erano qui. Era arrivato il momento di fare un piano” …