Un palloncino al posto della pancia …

Nella quotidianità, spesso, ci siamo visti costretti ad escludere alcuni alimenti per evitare il rimanifestarsi di spiacevoli reazioni collaterali quali gonfiori, dolori addominali, nausea ed altre manifestazioni similari. Ne consegue che alcuni alimenti si sono visti relegati nella lista nera anche se la colpa non è sempre da attribuire all’alimento in sé stesso ma, bensì, alla natura delle materie prime ed ai successivi processi di lavorazione.

Un tipico esempio è l’espressione “sembra di avere un palloncino al posto della pancia” che si sente dire dopo aver consumato della pizza. Escludendo problematiche di disbiosi intestinale (ossia alterazioni del microbiota intestinale), a fare la differenza sono i tempi e i modi della lievitazione. Infatti, utilizzando farine di qualità̀ e facendo uso del lievito madre, è possibile ottenere degli impasti più̀ digeribili, più compatti, più morbidi e più̀ resistenti nel tempo. Invece, per motivi strettamente economici, vengono spesso impiegate delle farine troppo ricche della parte proteica, oppure vengono adottati dei tempi di lievitazione non adeguati. Ecco che la nostra adorata pizza diventa indigesta a causa di una fastidiosa fermentazione intestinale!

Questo è uno dei tanti esempi che permette di capire come, nel corso degli ultimi anni, la qualità alimentare ha subito una notevole peggioramento a scapito di materie prime di scarsa qualità e ad alta resa. Questo ci deve far riflettere su quali siano le nostre scelte quotidiane, soventemente legate più alla quantità che alla qualità!

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