La storia (bella) di Umar

Mario domani va a New York per lavoro. La mattina prende il caffè a Roma, e dopo una decina di ore si troverà a Time Square. Giulia andrà a una conferenza a Sidney. Un po’ lontano ma in 24 ore arriva. Piero va a visitare l’India. 10 ore di aereo e poi affitta una macchina.

Oggi il mondo sembra piccolo, ma in realtà le distanze non esistono solo per pochi privilegiati. Per molti, troppi, spostarsi, non per vacanza o divertimento, ma per sopravvivere, è un incubo che può durare mesi. Anni. Come il viaggio di Umar, che dal Pakistan è partito, a piedi, per cercare una vita migliore quando era solo un ragazzo, con tutta la speranza necessaria per intraprendere un viaggio così duro. È arrivato a Trieste a 24 anni. Un viaggio durato 5 anni, nel corso dei quali ha vissuto l’inferno. La morte del suo migliore amico, ripetuti arresti, respingimenti, torture. In Croazia ha rischiato l’amputazione della gamba, a seguito delle sevizie commesse dalla polizia con una barra di ferro incandescente. Ha provato 37 volte a superare il game, una marcia di circa 20 giorni attraverso boschi e foreste tra Croazia e Slovenia. Ma non è un gioco, perché si rischia la vita per davvero. Arrivato finalmente a Trieste ha incontrato Lorena Fornasir, che lo ha aiutato e curato, ma la sua gamba è ancora oggi in pessime condizioni. Ma questo non gli ha impedito di collaborare con Lorena Fornasir e la sua associazione Linea d’Ombra, per aiutare i migranti che continuano ad arrivare ogni giorno nella piazza della stazione. Perché vede in loro il suo stesso dolore e la sua disperazione, e anche se lui continua a soffrire, e avrebbe bisogno di cura e assistenza, non si risparmia, per aiutare chi sta peggio di lui.

La storia di Umar va raccontata perché non possiamo dire che non sappiamo quello che succede a pochi passi dalle nostre frontiere, perché non è giusto che il mondo sia piccolo e ricco di belle avventure per Giulia, Piero e Mario, e spaventosamente grande e pericoloso per Umar e tutti quelli come lui, colpevoli solo di essere nati in paesi dilaniati da guerre, carestie e catastrofi naturali e quindi dotati di meno diritti.

Fonte: profilo Facebook “La farfalla della gentilezza